mercoledì 25 gennaio 2012

LA RIVOLTA DEI FORCONI

 All'inizio dello scorso mese di novembre scrivevo in una nota che temevo l'inizio di un nuova strategia della tensione, con stragi, atti terroristici, minacce di golpe. Ecco, io penso che questa strategia sia iniziata con la sedicente rivolta dei forconi. Ha caratteristiche apparentemente diverse da quelle adottate negli anni 90, ma il medesimo fine: creare caos, destabilizzare il Paese e soprattutto cercare dei nuovi referenti politici da parte della criminalità organizzata.
Negli anni 90 i partiti e in particolare la DC e il PSI erano stati spazzati via da Tangentopoli, la mafia aveva perso i suoi uomini politici fidati: nel vuoto della politica e nel caos generato dalle stragi (gli attentati a Milano, Firenze, Roma poi culminati nelle uccisioni di Falcone e Borsellino) la mafia trovò un nuovo referente in Berlusconi. Il patto tra mafia e Berlusconi ci regalò poi il triste ventennio.
Così anche ora il peso dei partiti è quasi nullo (soltanto il 4% dei cittadini ha fiducia dei partiti), il referente Berlusconi ha perso potere e credibilità, il governo Monti è un governo a termine che cerca di scardinare lobby e corporazioni e dà quindi fastidio. In questo vuoto e in questa precarietà del governo attuale, la mafia si sta portando avanti con i lavori. Il prossimo anno (se non prima) ci saranno le elezioni politiche e le elezioni del Presidente della Repubblica. Un anno quindi di grandi scelte. Per la mafia e la camorra è di fondamentale importanza riuscire a piazzare nei posti chiave persone affidabili e fidate.
Non so se il nuovo referente che uscirà dal caos sarà ancora una volta Berlusconi o se nascerà un'altra nuova forza pollitica. Sicuramente Berlusconi ci spera ancora e le sue parole di questi giorni ("saranno costretti a richiamarmi") non ci lasciano presagire niente di buono. So però che dal caos, dalle varie strategie della tensione esce sempre sconfitta la democrazia.
I rivoltosi che stanno bloccando l'Italia con istanze confuse e contraddittorie, quelli che simpatizzano con loro perchè appoggiano la protesta per la protesta, forse non si rendono conto (non tutti almeno) di far parte di una strategia, o di essere strumenti potenziali di una strategia della tensione.
Memori di quella che è stata la nostra storia dobbiamo però vigilare e tenere alta la guardia, perchè un altro ventennio come quello appena terminato non riusceremo a reggerlo nè come cittadini nè come Paese.

Carla Quaranta

venerdì 16 dicembre 2011

Fiaccolata per la difesa dei diritti umani.



Sabato 10 dicembre alcuni abitanti del quartiere periferico delle Vallette di Torino si sono riuniti spontaneamente per “ripulire la Continassa”, accampamento rom che sorge nei pressi delle loro abitazioni. Hanno dato vita ad un vero e proprio pogrom. 
La causa scatenante della loro azione sono state le parole di una ragazzina di 16 anni residente alle Vallette, la quale, per paura delle reazioni della famiglia alla sua “prima volta”, ha denunciato uno stupro ad opera di due stranieri, molto probabilmente rom. 
Quando ha smentito la sua versione dei fatti, confessando di essersi inventata tutto, la Continassa era già stata data alle fiamme.
Questa sequenza di fatti di inaudita violenza deve aprire lo spazio per diverse e necessarie riflessioni, che portino ad un’azione sociale e politica che abbia il coraggio di tenere in considerazione che questo è uno dei volti della nostra società.
Tre sono, in particolare, i punti che ci paiono imprescindibili per l’avvio di qualunque percorso che non voglia limitarsi alla mera retorica.
Il primo è che la crisi che ha colpito l’Italia negli ultimi anni non è un problema soltanto economico, è una questione sociale: per questo è necessario innescare percorsi di uscita dallo stato di prostrazione attuale che siano equi, che siano solidali. Se si va, invece, nella direzione di impoverire – a livello economico, e di conseguenza anche a livello di possibilità di crescita sociale e culturale - chi già povero è, il rischio è quello di una tensione crescente e sempre meno controllabile ai bordi più bassi della società – che, inevitabilmente, andranno allargandosi.
Il rischio è quello di un conflitto tra ultimi e penultimi che porta ad episodi come quello di sabato sera; e qui sta il secondo punto. È necessario rendersi conto che il razzismo, il meccanismo del capro espiatorio, la paura del diverso e dello straniero in questo momento non sono una patologia della società:  sono diventati senso comune, a tal punto che per una ragazzina la scusa più semplice per non confessare ai suoi genitori la perdita della verginità è quella di inventarsi uno stupro ad opera di rom. 
Resa impotente dalle attuali condizioni in cui viviamo, la periferia della nostra società sfoga la sua rabbia contro il suo prossimo “diverso”: l’esigenza pressante di operare per disinnescare questo meccanismo è il terzo punto che vorremmo sottolineare.
Due anni e mezzo fa accadde a Ponticelli, nelle periferie di Napoli, quello che è accaduto sabato sera nelle periferie di Torino. La risposta delle istituzioni fu quella di dichiarare lo stato di emergenza sulla questione Rom: il Consiglio di Stato ha da poco dichiarato illegittimo quello “stato di emergenza”, in quanto scaturito da logiche xenofobe, e a due anni di distanza evidentemente all’”emergenza” non è stata data risposta. È necessario superare l’idea dell’ “emergenza”e lavorare per la cittadinanza reale e per i diritti reali di chi è sul nostro territorio. È necessario agire per fare in modo che la comunità rom possa essere soggetto di un percorso reale di integrazione, che porti ad uscire dalla logica del “diverso”. È necessario garantire ai cittadini di tutte le periferie, umane e urbane lo stesso livello di diritti, pari dignità e sicurezza umana. Non si tratta di politiche straordinarie, bensì della ordinaria realizzazione dei diritti fondamentali che la Costituzione garantisce a ciascuno di noi.
Sempre nella primavera del 2009, l’Italia respingeva sulle coste della Libia centinaia di migranti africani che avevano tentato lo sbarco a Lampedusa: lo faceva con il plauso di una società che parlava, allora come oggi, di “invasione”. Nella primavera del 2009, un comitato di associazioni diede vita alla campagna antirazzista “Non aver paura”: oggi, lo stesso comitato anima la campagna  “L’Italia sono anch’io” e sta raccogliendo le firme per la cittadinanza e il diritto di voto ai migranti.
Ci auspichiamo che lo stesso possa avvenire con le comunità rom e sinti, che al tempo dell’indignazione – così acuta dopo i fatti di sabato – segua il tempo del lavoro e del progetto di cambiamento e di cittadinanza, il necessario tempo della costruzione di una società più equa, dove non ci sia spazio per ultimi e diversi.
Per queste ragioni vogliamo scendere in piazza tutti uniti, compatti nel dirlo con forza che “chi non ha diritti non conosce doveri”, ad un'intollerabile manifestazione di violenza senza precedenti vogliamo rispondere con un gesto di pace e di fratellanza.


Sabato 17 dicembre ore 18 in Piazza Carignano troviamoci tutti insieme e sfiliamo per le strade di Torino abbellite per un Natale che rischia, anche quest'anno, di non essere una festa di tutti.

IL POPOLO VIOLA CUNEO ADERISCE ALL'INIZIATIVA!

mercoledì 9 novembre 2011

DIMISSIONI SUBITO

Presidente Silvio Berlusconi,

si dimetta oggi perché domani potrebbe essere troppo tardi. Il 5 dicembre 2009 siamo scesi in Piazza perché rinunciasse al ruolo di Primo Ministro e potesse così difendersi in Tribunale e far valore le Sue legittime ragioni davanti ai giudici. Da quel lontano giorno del 2009 ci separano le velleità di una società giusta composta da cittadini eguali di fronte alla legge. Ora, non siamo mossi da valori o principi, anche non condivisibili. Ora, siamo spinti dalla fame di poter vivere un presente certo e poter progettare un futuro possibile. Abbiamo sulle spalle una croce di 2 mila miliardi di debito pari al 120% del Pil. Davanti a noi uno spread del 575% in continuo rialzo ed un Stato che non cresce come dovrebbe. Siamo in fase di profonda recessione. Qualora decidesse di dimettersi, si aprirebbe quantomeno uno spiraglio di opportunità. Lei è il grande problema del Paese. Non ha più la maggioranza alla Camera. I mercati ad ogni suo segnale di dimissioni subito reagiscono facendo salire la Borsa e diminuire lo Spread. Napolitano, applicando rigorosamente la Carta costituzionale, con ogni forza rimastogli, cerca di rassicurare la Bce e l’Unione Europea. 

Vuole veramente che l’italia vada in default?

Presidente Silvio Berlusconi si dimetta subito. Per il bene delle Sue Aziende. Dei suoi figli. Nipoti. 
Per l’Italia tutta. 



FIRMA LA PETIZIONE CLICCANDO QUI

domenica 16 ottobre 2011

ROMA 15 OTTOBRE 2011: CRONACA DI UN INCIDENTE ANNUNCIATO


Piazza della Repubblica a mezzogiorno è già piena di gente: una piazza colorata, variegata, allegra. Alcuni furgoni diffondono musica, in un angolo un gruppo di percussionisti suonano i loro tamburi. Bandiere, tante sigle, i No Tav, i comitati per l'acqua pubblica, la Fiom, il Popolo Viola.... e poi gente comune, tantissimi giovani, famiglie con bambini, cartelli, striscioni. Colpisce la mancanza di uno sfaff  organizzativo e la quasi totale assenza di forze dell'ordine. Chiunque abbia partecipato a una manifestazione sa che piazza della Repubblica è sempre ben presidiata da carabinieri e polizia in assetto anti sommossa che bloccano gli accessi e controllano a distanza i manifestanti. Ieri niente. La piazza non viene neanche chiusa al traffico. I pullman turistici e le auto continuano a passare in mezzo alla gente.
Prima della partenza del corteo, il primo assalto a un lussuoso albergo che dà sulla piazza, ma senza incidenti. Probabilmente i più non se ne sono nemmeno accorti.
Verso le 14.00 la piazza è talmente piena che straborda di fianco alla Basilica di S. Maria degli Angeli e il corteo lentamente si mette in marcia. Il nostro gruppo, grazie ai pupazzi di Berlusconi, Bossi e La Russa, è il più fotografato e intervistato dalle varie troupe televisive. Non riusciamo ad avanzare, i pupazzi sono delle vere star!!
Tutto è normale, ma l'atmosfera è tesa: ogni tanto si vedono gruppi di ragazzi con i caschi neri legati alla cintola, con i passamontagna arrotolati, scoppiano petardi. Poi imbocchiamo Via Cavour e il corteo può allargarsi, snodarsi. Musica, slogans. Davanti a noi sfila un gruppo di musicisti che suonano i loro ottoni. Dietro di noi il folto gruppo della Fiom. Continuano a scoppiare petardi e in lontananza vediamo alzarsi nuvole di fumo nero, ma non ci rendiamo ancora conto di quello che sta succedendo. Di polizia manco l'ombra. In tutta la giornata non ho incrociato neanche un poliziotto o un carabiniere. Probabilmente preferiscono presidiare i Palazzi del potere piuttosto che prevenire incidenti.
Il clima però inizia a surriscaldarsi, tant'è che Mario litiga addirittura con un militante Fiom. Quando ci avviciniamo al Colosseo vediamo la prima vetrina in frantumi e segnali stradali divelti. Giungono voci di scontri, continuano a scoppiare petardi e fumogeni.
Improvvisamente da una strada laterale arriva di corsa e gridando un gruppo di ragazzi vestiti di nero con i cappucci calati in testa, brandendo spranghe di ferro. Il corteo sbanda, si spezza e si disperde. La gente corre via, cerca di allontanarsi. Io e Mara scappiamo di corsa cercando una via di uscita. Entriamo in un parco e dalla balconata seguiamo il corteo sotto di noi. Finalmente vediamo arrivare i primi blindati della polizia, ma sono passati almeno 10/15 minuti.
Di questa giornata mi resta la delusione, l'amarezza di incidenti gravi che potevano essere evitati, che forse si è lasciato o addirittura voluto che accadessero. Sui tanti giovani senza futuro, sfruttati con contratti di lavoro capestro, che chiedevano dignità, pesano le parole del Sindaco Alemanno: "Sfigatos". Pesano i commenti dei partiti di maggioranza che fanno di tutta l'erba un fascio e assimilano la violenza di pochi infiltrati all'indignazione di centinaia di migliaia di persone pacifiche. Pesa il fallimento di una manifestazione grandissima che poneva temi importanti di equità, di solidarietà e di diritti sociali. Pesa l'aria immobile che si respira in questo Paese.

Carla Quaranta

mercoledì 5 ottobre 2011

Il Presidente Napolitano a Cuneo


La crisi del sistema paese deve essere davvero grave se finalmente si svegliano dal lungo torpore la Confindustria, le gerarchie ecclesiastiche e anche il Presidente Napolitano. Dopo aver rispettivamente sostenuto questo governo e la sua coalizione, dopo aver molto perdonato e molto contestualizzato, dopo aver firmato tutte le leggi vergogna e ad personam,  tollerato le bandiere italiane date alle fiamme o usate come carta igienica, ora tutti improvvisamente si accorgono che è a rischio non solo la tenuta economica del Paese, ma anche la sua democrazia.
Il Presidente Napolitano mette da parte i toni pacati, i richiami felpati e tuona contro la Lega che torna a parlare di Padania e di secessione.
Al Presidente in visita il 7 e l'8 ottobre prossimi a Cuneo e a Dogliani vorrei chiedere coerenza e senso di responsabilità.
Lo Statuto della Lega Nord, approvato fin dal marzo del 2002, all'art. 1 dichiara che il Movimento ha per finalità il conseguimento dell'indipendenza della Padania attraverso metodi democratici e il suo riconoscimento internazionale quale Repubblica federale indipendente e sovrana.
Le parole pronunciate da Bossi in queste ultime settimane non sono quindi una novità. Tutto era già stato scritto nero su bianco parecchi anni fa e il tanto decantato federalismo non era altro che un inganno per nascondere e mascherare il vero e unico obiettivo della Lega.
La nostra Costituzione però, all'art. 5, proclama che la Repubblica è una e indivisibile, promuove le autonomie locali e attua il decentramento amministrativo. La nostra Costituzione non parla nè di federalismo, nè tantomeno di repubbliche federali indipendenti e sovrane.
Come può allora il massimo garante della Carta Costituzionale tollerare che esponenti della Lega Nord siedano non solo in Parlamento, ma addirittura nei banchi del Governo?Come ha potuto accettare che venissero nominati e giurassero nelle sue mani Ministri eversori?
L'Italia e il suo Presidente non possono e non devono tollerare l'illegalità costituzionale della Lega Nord. Coerente e responsabile è chiedersi se è opportuno avere la Lega nelle Istituzioni repubblicane.

Carla Quaranta

lunedì 5 settembre 2011

Non siamo solo INDIGNATI!!

Un'altra volta e per altre cento mila volte scenderemo in Piazza per difendere la Nostra Democrazia. Il 6,7,8 settembre, a Cuneo, ci aspetta un appuntamento importante, un’occasione per difendere i nostri diritti e per esercitare i nostri doveri di cittadini. La manifestazione di tre giorni sarà piena di dibattiti, video, documentari, musica, spunti importanti di riflessione. Certo siamo indignati, ma anche qualcosa di diverso. Oramai l'indignazione non basta. Bisogna ribellarsi, esigere onestà, moralità, rettitudine. Pretendere che la legge sia uguale per tutti e che le regole valgano per tutti. Bisogna fare di tutto perché il nostro Paese non vada in default e perché paghino la crisi i più benestanti e non sempre i soliti noti, come i lavoratori, i giovani, le donne e chi è già vulnerabile e fragile. La Democrazia è in pericolo da ben 20 anni, anni nei quali il potere è stato nelle mani di un Presidente del Consiglio piduista (della P2), l'uomo più ricco d'Italia di enorme potere mediatico. In un'intercettazione, il nostro Presidente del Consiglio ha parlato male del nostro Paese dicendo di volersene andare. Bene, noi non lo fermeremo mai. Anzi. Che se ne vada. Che se ne vada, per sempre. 

Cari cuneesi, uscite di casa il 6 settembre per andare in Piazza. Resistiamo e ricostruiamo insieme la nostra amata Italia. 

Francesca Longobardi, Il Popolo Viola Cuneo

mercoledì 3 agosto 2011

Piazza pulita!



Due giorni in piazza per dire basta ai privilegi della Casta, alla corruzione, al malaffare, ai condannati in Parlamento. Per dire che non vogliamo che a pagare i costi della crisi e del fallimento economico del governo siano i giovani e le famiglie mentre la classe politica si guarda bene dall’intervenire sugli enormi costi della politica. Da Marco Travaglio a Dario Fo, da Antonio Tabucchi a Margherita Hack a Flores D’Arcaisla parte migliore del nostro Paese si mobilita e lancia un appello: torniamo in piazza a Roma il 10-11 settembre. La due giorni di Roma sarà preceduta, nelle settimane precedenti, da manifestazioni provinciali.
L’APPELLO
Siamo stufi di vivere quotidianamente i soprusi della Casta che pensa soltanto a conservare potere e privilegi.
Siamo stufi di chi ci governa, che fa pagare la crisi finanziaria esclusivamente agli italiani dai redditi più bassi e medi, i lavoratori, le donne, i pensionati e gli studenti e le famiglie.
Siamo stufi di questi politici che fino a ieri negavano l’esistenza della crisi economica e che anzi affermavano che sarebbe stata  necessaria solo una piccola manovra fiscale, in quanto l’Italia era sana dal punto di vista economico, addirittura il Paese messo meglio in Europa.
Siamo stufi di indagati e pregiudicati che siedono impunemente in Parlamento.
Siamo stufi di una Casta bugiarda che adesso rastrella i 70 miliardi di euro necessari a impedire il fallimento dell’Italia senza toccare i redditti alti e gli speculatori finanziari.
Siamo stufi di questa Casta che non ha la minima intenzione di ridurre gli enormi costi della politica che frena la crescita e penalizza le imprese sane a vantaggio degli evasori fiscali e di chi vìola le regole.
Per questo pensiamo che sia arrivato il momento di ribellarsi, facciamo Piazza pulita, con una mobilitazione che cominci con presidi in tutte le cittá italiane e che culmini con una manifestazione per il giorno sabato 10 settembre a Roma e una assemblea permanente il giorno 11 settembre.


Chiediamo immediatamente:



Facciamo Piazza Pulita.
  • La diminuizione del numero dei parlamentari
  • Il dimezzamento delle indennitá dei parlamentari
  • La revisione dei rimborsi elettorali ai partiti
  • Una seria e severa legge anticorruzione
  • L’abolizione delle province
  • L’eliminazione dei vitalizi dei politici a tutti i livelli
  • La cancellazione dei privilegi della politica: abuso di scorte ed auto blu, viaggi gratis non giustificati da impegni istituzionali, eccetera.
PRIMI FIRMATARI:
Oliviero Beha, Amedea Di Somma, Paolo Flores d’Arcais, Dario Fo, Jacopo Fo, Francesca Fornario, Alessandro Gilioli, Giulia Innocenzi, Margherita Hack, Massimo Malerba, Franz Mannino, Gianfranco Mascia, Adele Palazzo, Marco Quaranta, Franca Rame, Valeria Rossini,Guido Scorza, Antonio Tabucchi, Emanuele Toscano, Marco Travaglio
1897 miliardi euro Debito pubblico
79 miliardi di euro Manovra finanziara
17 miliardi all’anno Costo Province
8.000.000 Italiani in poverta’ assoluta
11.000 euro lo stipendio dei parlamentari

Qualora voleste venire con noi a Roma, contattateci all'indirizzo email ilpopoloviolacuneo@gmail.com

 
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